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Napoli si aggrappa a Massimiliano Allegri

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di Mario Civitaquale

Napoli  Quello che sta accadendo è surreale. Due anni fa era una barzelletta.

Maurizio Sarri domina con la sua Juventus.

E pressochè tutta Napoli invoca a gran voce il nome di Max Allegri.

E’il calcio.

Lo scudetto è ormai andato per il Napoli.

Juventus e Inter viaggiano a velocità impressionante. Oggettivamente sono irraggiungibili per gli azzurri.

Ma i tifosi lo hanno capito, lo hanno accettato.

In una stagione così, va bene anche il quarto posto.

Si perché con quello che sta accadendo, col tutti contro tutti, con mezza squadra in scadenza o a fine ciclo, con un tecnico che non sembra più tale, il quarto posto è oro colato.

Ma anche quest’obiettivo alle condizioni attuali appare una utopia.

La Lazio, terza, è lontana sette punti dal Napoli. La Roma, quarta, già cinque lunghezze.

E le due romane appaiono solide, organizzate, talentuose.

Nel mezzo Cagliari e Atalanta che, per quanto meno quotate, stanno facendo di gran lunga meglio del Napoli.

Molti hanno visto a San Siro un passo avanti rispetto al Genoa.

Ma era difficile fare peggio.

La sensazione è che l’unica grossa differenza rispetto alla partita con i liguri sia stata la presenza di Allan.

Quello che è stato definito il “capo della rivolta” è stato il migliore in campo.

Vero, verissimo ma semplicemente è di ruolo a centrocampo.

Per il resto, a parte il solito Zielinski e la furia Lozano, il Napoli è stato il solito, senza gioco né idee.

Spiace dirlo ma il primo responsabile è sempre lo stesso: Carlo Ancelotti.

La formazione iniziale era incomprensibile

Per attaccare, di base, si hanno due metodologie alle quali si applicato diverse varianti: la verticalizzazione sulla punta centrale fisica con sponda per i compagni o lo sfondamento sulle fasce, con sovrapposizioni e scambi.

Ebbene il Napoli parte con Lozano ed Insigne punte centrali. Praticamente gli unici due giocatori capaci di saltare l’uomo e di creare superiorità partono spalle alla porta, contro Musacchio e Romagnoli.

Sulle fasce a “spingere” un Callejon fuori condizione a fare tutta la fascia destra e, a sinistra, il centrocampista Elmas che non ha nemmeno il passo dell’esterno.

Tradotto. Nessuna possibilità di creare azioni da gol.

Certo le assenze di Milik e Mario Rui. Certo la scarsa condizione di Mertens.

Ma se Llorente non può giocare nemmeno queste partite, contro un Milan da quasi retrocessione, che cosa è stato preso a fare?

E se proprio vuol giocarsi con quegli stessi uomini, perchè non optare per un 4-3-3 con Lozano e Insigne esterni?

E perché la squadra, di nuovo, nonostante tutte le critiche, ha avuto un approccio così molle.

Il tecnico, che doveva essere già altrove, continua ad apparire in confusione e privo di presa sulla squadra. Si ha la sensazione che i calciatori non lo seguano più.

L’unica nota lieta della serata è stato l’incontro del capo dell’ufficio stampa del Napoli Baldari con lo spettatore Massimiliano Allegri in tribuna.

E’ bastato questo per accedere Napoli.

Allegri, l’uomo del non-gioco.

Ma l’uomo che faceva volare la giacca, che andava faccia a faccia con giocatori, vedi Bonucci, e giornalisti, vedi Adani.

L’uomo della grinta, l’uomo del carattere.

L’uomo che oggi serve al Napoli, una squadra non da scudetto ma nemmeno da metà classifica.

 

 

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