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“Seagull Dreams – I sogni del gabbiano” di Irina Brook: Čechov e TikTok al Teatro Mercadante

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RECENSIONE La qualità della stagione si conserva di alto profilo grazie alla regia di Irina Brook, figlia del grande maestro Peter Brook e dell’attrice Natasha Parry che lavorò anche con Franco Zeffirelli. Lo spettacolo è “Seagull Dreams – I sogni del gabbiano”, in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 12 al 17 dicembre. L’opera trae spunto da un adattamento de “Il gabbiano” di Anton Čechov e reinterpreta la storia ambientandola in tempi più recenti, dal 1994 al 2019. Il tutto senza disdegnare, tra le righe, l’influenza di una nota biografica della regista.

“Seagull Dreams” è stato prodotto dal Teatro Biondo Palermo in collaborazione con Dream New World – Cie Irina Brook. Così nel cast, accanto a Pamela Villoresi e a Geoffrey Carey, abbiamo cinque attori diplomati presso il Teatro Biondo Palermo: Giuseppe Bongiorno, Vincenzo Palmeri, Monica Granatelli, Giorgia Indelicato e Giuseppe Randazzo. In video partecipa anche Miguel Gobbo Diaz. La rappresentazione si compone di un unico atto ricco di significati, emozioni e tecniche innovative.

Gli spettatori si siedono in sala e fin da subito notano l’assenza del sipario. È possibile assistere con curiosità alla preparazione degli attori che seguono il metodo Stanislavskij. Nel corso della narrazione la quarta parete viene più volte rotta dai personaggi con momenti in cui alcuni sembrano rivolgersi senza fronzoli al pubblico. Altre volte i dialoghi, invece, esplicano le note tecniche riservate esclusivamente agli interpreti. In maniera fugace, sottotono.

La scenografia è carica di oggetti, dettagli, cianfrusaglie. La regia di Irina Brook sceglie di avvalersi inoltre dell’uso di video. Ecco allora che realizza l’inaspettato: proietta dei TikTok per potenziare la suggestione di alcuni momenti. Il social della Generazione Z viene sfruttato al servizio del genio dell’immenso Čechov. Gli attori non restano mai fermi impalati. Salgono e scendono spesso dal palco. Appaiono sempre impegnati in azioni concitate. La miscela di questi elementi dà vita a un vortice di forti vibrazioni. Vibrazioni vive.

Si dà pepe al cuore dell’opera che desidera portare sul palco l’eterna rivalità tra il nuovo e il vecchio, tra il successo e il fallimento. “Seagull Dreams – I sogni del gabbiano” racconta la brama dei giovani artisti pronti a mangiare il mondo, a innovare la realtà con la brezza di nuove idee. Nel cuore hanno la voglia di scardinare il precostituito stabilito dalle élite. E invece la creatività si scontra con lo spirito conservatore di quanti avanzano pretese nel decidere cosa possa essere qualificato “arte” e cosa no.

Sono temi non estranei alla regista Irina Brook proprio perché lei stessa è stata “figlia d’arte”. Ha avuto, pertanto, a suo tempo modo di provare gli stati d’animo dei personaggi. “Seagull Dreams – I sogni del gabbiano” narra di sogni giovanili, ambizioni, relazioni familiari, incomprensioni e incomunicabilità. Soprattutto della necessità di approvazione di cui da sempre gli artisti sono fortemente affamati. Un bisogno dietro al quale possono nascondersi inventiva in cerca di ascolto, ma anche grandi fragilità.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

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