“Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound” annullato al Teatro Mercadante, ma disponibile su RaiPlay: l’analisi di un poeta controverso

RECENSIONE – “Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound” sarebbe dovuto essere in scena al Teatro Mercadante di Piazza Municipio dal 21 al 25 maggio. Purtroppo lo spettacolo è stato annullato a causa di un’indisposizione fisica del protagonista Mariano Rigillo.

Il Teatro Stabile di Napoli ha avvisato tempestivamente tutti i possessori di biglietti dello spettacolo che avranno diritto al rimborso presentando il titolo d’accesso presso le biglietterie dei Teatri Mercadante o San Ferdinando entro la data del 14 giugno 2025.

Un vero peccato. Tuttavia c’è in parte una buona notizia. Sebbene vivere l’esperienza dal vivo al teatro sia sempre tutto un altro paio di maniche, è possibile recuperare la rappresentazione in streaming sulla piattaforma di RaiPlay. La messinscena fu, infatti, prodotta nel 2018 e registrata nel 2022 per la TV.

Scritto e diretto da Leonardo Petrillo, l’opera è liberamente ispirata dagli scritti e dalle dichiarazioni di Ezra Pound. Sul palco hanno recitato, in un unico atto, Mariano Rigillo, nei panni di Ezra, e Anna Teresa Rossini come voce narrante delle sue poesie. La scenografia è semplice, cupa. Trasmette la rabbia e la sensazione di cattività sperimentate dal protagonista.

“Tocca a voi giudicare Ezra Pound” esordisce a un certo punto Mariano Rigillo davanti al pubblico. Tutto lo spettacolo appare come una lunga confessione del poeta nel tentativo di riabilitarne la sua figura. Almeno di spiegarne le ragioni e i punti di vista. La verità è che Ezra Pound è stato indubbiamente uno dei personaggi più controversi del Novecento. La stesura e la regia di Petrillo cercano di non banalizzarlo e di offrire un’analisi più imparziale, senza pregiudizi.

Il monologo di Mariano Rigillo ripercorre gli anni di detenzione di Pound, ne recita i versi. Ne racconta soprattutto le teorie economiche e non nasconde le idee di cui l’autore è stato accusato per aver ispirato l’ultradestra. I punti salienti ci sono tutti. Ezra Pound è stato, infatti, un poeta statunitense che ha vissuto gran parte della sua vita in Italia. È addirittura morto nel Bel Paese, a Venezia nel 1972.

Oggi viene spesso associato al movimento neofascista CasaPound che, dichiaratamente, da lui prende il nome. CasaPound ha vissuto una breve parentesi anche come partito politico e ha negli anni sollevato spesso scandali per gravi episodi di aggressione e violenza. La ragione per cui la figlia di Ezra, Mary de Rachewiltz, nel 2011 intentò una causa contro il movimento per uso improprio del cognome. Riteneva la scelta lesiva per la memoria del padre in quanto non voleva venisse accostato a un gruppo responsabile di atti di violenza. Nel giugno 2016 il Tribunale di Roma respinse la sua richiesta dando ragione a CasaPound.

Lo spettacolo di Leonardo Petrillo però non tocca questi temi. Non parla del presente. Si sofferma sulle idee di Pound alla luce delle quali il poeta ripose fiducia nel fascismo e in Mussolini, pur senza mai tesserarsi. Sul palco il personaggio di Ezra cerca di difendersi anche dalle accuse di antisemitismo. Eppure non nega il suo essere imperterrito, citando anche la volta in cui a Napoli, una volta libero, salutò i fotografi con il braccio alzato.

È davvero difficile soppesare il quadro generale che ne emerge. “Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound” è uno spettacolo che regala una visione ricca di sfumature. Non c’è spazio per il bianco e il nero. Sicuramente offre molti stimoli, ma per altri versi riesce anche a turbare gli spettatori. Pound fu, infatti, una personalità estremamente complessa. In ambito letterario un grande innotore della poesia moderna. Un intellettuale che ha distribuito molto pepe nel dibattito economico e sociale della sua epoca. Ad esempio con le inveizioni contro l’usura e il sistema bancario.

Provare però a giudicare Ezra uomo attualmente può rivelarsi una trappola. Mosso da valori improntati su un sistema diverso da quello attuale, credeva di sostenere il bene per la società? Può darsi. Tuttavia non lo si può far passare per una quasi vittima della censura. Oggi viene ancora regolarmente pubblicato. È stato un uomo disposto a lottare fino all’ultimo per le idee in cui credeva e questo tipo di fedeltà in una persona la si apprezza.

Tuttavia non possiamo dimenticare che ammirava un dittatore e che, in una fase storica politica e sociale così delicata, in radio spargeva odio contro il sangue giudaico. Moralmente fu forse solo figlio della sua epoca? Eppure molti suoi coevi ebbero una coscienza umana più sveglia e sensibile nel vivere i medesimi eventi.

Lo spettacolo nel complesso è squisito. Affascinante. Si resta scossi dall’ambiguità del personaggio perché l’interpretazione di Mariano Rigillo è a dir poco magistrale. Da non perdere anche solo per riflettere ancora una volta su valori e prospettive ancora oggi d’attualità. Senz’altro però un’opera teatrale che può far provare anche disagio a chi avverte di più la temperatura di certe tematiche.

Di Valentina Mazzella 

 

 

 

 

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