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Cinema: ‘Il nostro paese”, il film di Matteo Parisini che racconta di 8 giovani donne quasi italiane

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Il docufilm di Matteo Parisini prodotto da Ladoc, “Il nostro Paese” racconta di 8 giovani donne che vivono e studiano in Italia, parlano italiano, hanno le stesse abitudini e costumi dei loro coetanei, ma per lo Stato non sono italiane.

Sono 8 storie che attraversano l’Italia da nord a sud, da Trieste a Napoli passando per Reggio-Emilia e Barletta e raccontano le difficoltà, le aspirazioni e i progetti di queste giovani donne “straniere solo per burocrazia”.

“Ricordati che c’è di peggio fuori. Neanche gli italiani con gli italiani vanno d’accordo”. Così Rabia, una delle protagoniste del film, 22 anni, nata in Pakistan e arrivata in Italia a 2 mesi, risponde al racconto dei quotidiani episodi di razzismo subiti al liceo dalla sua amica. Rabia vive e studia a Cremona. Dopo oltre vent’anni, non ha ancora la cittadinanza italiana.

Tra le protagoniste del film c’è Alessia, diciannove anni, nata in Russia ma cresciuta in Italia dove è arrivata all’età di tre anni. Alessia è cintura nera di taekwondo, gareggia fin da piccola a livello nazionale e internazionale e ha già vinto due coppe. Fin da piccola coltiva il sogno di partecipare alle Olimpiadi con la Nazionale italiana, ma non può senza cittadinanza.

C’è il racconto di Ana Laura e delle sue aspirazioni, origini brasiliane, dall’età di due anni vive a Trieste. Studia all’università’ ma non può fare l’Erasmus.

C’è Anna, nata a Napoli da genitori senegalesi, che per motivi burocratici a 18 anni ha perso l’occasione per richiedere la cittadinanza e da allora deve rinnovare ogni anno, da 8 anni, il permesso di soggiorno. E ci sono le altre donne, ognuna con le proprie aspirazioni, gioie e difficoltà quotidiane.

Le storie delle giovani protagoniste del film sono rappresentative della difficile condizione di oltre il milione di bambini, ragazzi, giovani e giovani adulti “quasi italiani” ai quali lo Stato italiano non riconosce la cittadinanza. Contribuiscono attivamente – sottolinea il comunicato di lancio del film – alla costruzione della società civile, sono perfettamente integrate nel nostro tessuto sociale ma senza un documento che lo possa testimoniare perché lo Stato nega loro il riconoscimento formale della cittadinanza. La politica ne discute da anni, cercando senza successo una legge che regolamenti la materia”.

Il film riporta il focus sul tema del riconoscimento della cittadinanza ai tanti giovani nati o cresciuti in Italia, ma che non hanno diritto allo status di cittadino italiano con la legge attuale, perché i loro genitori non sono cittadini italiani oppure perché lo sono diventati “troppo tardi”, quando cioè il figlio era già maggiorenne e non poteva più acquisirla per trasmissione.

Attualmente per richiedere la cittadinanza italiana per i figli di cittadini stranieri nati in Italia, vi è l’obbligo di residenza continuativa e legale nel paese fino al compimento del diciottesimo anno di età con lacci e laccioli che complicano l’iter burocratico. Chi è arrivato dopo la nascita, fosse anche un mese dopo, deve avere dieci anni di residenza, fare domanda, aspettare altri anni affinché l’iter si concluda. E’ naturale che si crei un cortocircuito tra percezione di sé e status giuridico.

Da anni si dibatte sul tema, ma non è stata ancora trovata una soluzione condivisa che dia risposte ai tanti “quasi cittadini”che attendono una risposta.

Il film di Parisini ci porta a riflettere sulla condizione di diversità come opportunità di crescita di un Paese che ha dimenticato la propria storia di popolo di emigranti. Un paese che stenta a riconoscere che la globalizzazione è un processo inarrestabile, la naturale condizione di evoluzione del mondo.

La narrazione delle storie non trascura anche i tanti episodi positivi che emergono dai racconti delle protagoniste sulla capacità di accoglienza e integrazione della provincia italiana dove, contrariamente a quanto si possa pensare, storie di  convivenza e inserimento sociale sono molto più frequenti di quanto viene raccontato, generando talvolta nuovi modelli di integrazione socioeconomica.

Il film prodotto da Ladoc, società di produzione napoletana specializzata nel format dei documentari per il cinema e la tv, sarà trasmesso su Rai 3 doc il 4 settembre.

G.S.

 

 

G.S.

 

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