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Drusilla Foer: ode all’arte dell’unicità

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Il 3 Maggio si terrà la premiazione della 67^ edizione dei David di Donatello presso gli studi di Cinecittà a Roma. Tra la rinascita dei luoghi di cultura -dunque di libertà- il red carpet e gli illustri personaggi, spicca il nome di Drusilla Foer che affiancherà Carlo Conti nella conduzione. In questi anni, ma particolarmente in questo ultimo periodo, mi sono imbattuta in articoli ed interviste in cui si cercava di descrivere o ancor meglio di inquadrare la signora Foer e subito spunta dal nulla una domanda: perché si ha questa necessità di inquadrare un personaggio simile? Fa così tanta paura farsi travolgere da un individuo così poliedrico, talvolta sfuggente e talvolta infinitamente trasparente? Bisogna per forza incasellare Drusilla Foer per poter comprendere la sua bravura e la sua autenticità? E’, invece, proprio in questo che risiede il talento e la bravura di quest’artista, anche se così non ama definirsi. E’ proprio per questo che la nostra società ha bisogno di madame Foer perché oltre alla sua immensa bravura ci insegna ogni giorno a riconoscere il talento e ad aprirsi all’unicità senza dover conoscere per forza ogni singolo dettaglio della vita altrui. Ormai, si è abituati ad analizzare il talento di una persona soprattutto facendosi influenzare dalla sua storia. L’intento non è, certamente, quello di insinuare che la storia di chi abbiamo difronte non sia importante, ma che questa non indica la sua totalità.

Ecco svelato un piccolo segreto: è impossibile incasellare Drusilla Foer!

Alla base di questa necessità vi è, ovviamente, un profondo interesse, tant’è che anche molti giornalisti si sono interrogati sul perché la Foer abbia suscitato così tanto seguito, accantonando per un attimo il suo enorme talento. La stessa Drusilla risponde a tale interrogativo così: “Non tendo a chiedermi il motivo del mio successo, probabilmente se mai accadrà mi chiederò perché le persone non mi ascoltano e seguono più”.  Drusilla Foer scuote le nostre coscienze perché non teme di esternare il proprio pensiero, perché ha avuto il coraggio di affermare su una rete nazionale che un atto semplice come l’ascolto, al giorno d’oggi, è divenuto un atto rivoluzionario. Ci spinge ad aprirci all’unicità dell’altro e ad accoglierlo; concetto ben diverso da quello dell’accettazione. Ci insegna l’autoironia che salverà noi stessi ed il mondo.

Approcciandosi all’universo Foer ci si rende conto di quanto sia importante dedicarsi ogni giorno all’arte della cura delle piccole cose, delle persone, dei sentimenti; fa comprendere che non è mai troppo tardi per riparare uno strappo, che sia un rapporto, un oggetto, una persona e perché no, anche la vita. Ci spinge ad accogliere nei nostri condomini -la nostra anima- un inquilino quasi sconosciuto: il dubbio. L’ importanza di accogliere il dubbio, che fa paura, per capire se realmente le nostre convinzioni non siano semplicemente delle convenzioni.

La Foer cerca, riuscendoci, di innalzare dinanzi al pubblico l’importanza della lealtà, anche se spesso dopo aver pronunciato tale parola tende ad affermare che tale concetto trattato da lei risulti un po’ inopportuno. Non è così, è in questo che risiede la sua lealtà, nella sua sincerità e modestia, nel luccichio degli occhi che spesso tradisce le parole da lei appena pronunciate, la sua voce spezzata dall’emozione.  La sua lealtà risiede in una frase affermata in risposta a Gigliola Cinquetti, quando quest’ultima le chiese se trovasse più gratificazione nella realtà o nell’invenzione e lei rispose: “Cerco, attraverso l’invenzione, di far passare quello che di vero c’è in me”.

Ed allora grazie a chi insegna a smussare la malinconia con l’autoironia; a chi fa comprendere che a volte è bello provare una leggera tenerezza verso sè stessi, che è bello perseguire l’idea di vivere una vita randagia. A chi non conosce la vergogna. A chi non riesce a lasciar andare le cose. A chi fa comprendere che è necessario nutrire ogni giorno la propria struttura emotiva. A chi sprona a forzare la vita, quando non è quest’ultima a farlo con noi uomini, affinchè ci si trovi nella condizione di poter capire il significato degli avvenimenti, degli incontri e dei sentimenti. A chi invita il prossimo ad abbandonare la furbizia per perseguire la sincerità. A chi si batte per far capire che la sessualità non è assolutamente un tema che discrimina, perchè è un tema che non determina ed influenza la qualità dell’individuo, l’indole e i talenti. A chi dimostra che è lecito far fatica a lasciare andare ciò che si era. A chi invita semplicemente tutti ad essere sé stessi con i propri demoni, le proprie fragilità, la propria libertà; abbracciando i grandi uomini e le grandi donne che abitano il nostro condominio.

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