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Iran, continuano le proteste in centinaia di città a sostegno delle donne iraniane

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Oggi a Firenze, manifestazione in piazza S. Ambrogio dove tantissime persone con gesto simbolico, hanno lasciato ciocche di capelli sul sagrato della chiesa

Non si arrestano le proteste a sostegno delle donne iraniane dopo la morte di Mahsa Amin la ragazza curdo-iraniana di 22 anni deceduta il 16 settembre scorso a Teheran dopo che era stata arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto. Dopo l’onda delle manifestazioni a sostegno della popolazione iraniana che ieri ha unito tante città Italiane da Milano a Napoli e altre150 città nel mondo, oggi pomeriggio centinaia di manifestanti a Firenze, si sono riuniti in piazza S Ambrogio. Tante donne ma anche uomini che sul sagrato della chiesa di S.Ambrogio hanno lasciato ciocche di capelli tagliate , mentre risuonavano Bella ciao e Imagine. “Donna, Vita e Libertà” gridavano a gran voce i manifestanti, lo stesso slogan che ieri ha risuonato nelle altre piazze di protesta. Sempre oggi a Firenze al Museo Novecento, come gia’ la Triennale di Milano e il Maxxi di Roma, era possibile, cosi’ era stato annunciato, lasciare una ciocca di capelli, unendosi simbolicamente alla lotta delle donne iraniane.

Tra i manifestanti anche Susanna Cenni, componente della segreteria nazionale del Pd che nel suo profilo Facebook scrive: “Una piazza davvero piena. Tanta energia e voglia di combattere una dittatura che annienta le libertà e il corpo femminile. Le lacrime che scorrono davanti a lunghe chiome tagliate sulle scale delle chiesa a sant’Ambrogio. Un gesto di sorellanza e di dolore”. “Serviranno atti politici – dichiara Cenni- servirà la voce del resto del mondo contro regimi che opprimono le donne e le libertà. Perché finché una ragazza in quel Paese non potrà farsi sfuggire una ciocca di capelli, baciare per strada il proprio amore, urlare la propria rabbia, finché ci saranno “polizie morali”, a tutte noi sarà’ negata libertà. Era giusto essere qui adesso. Sarà giusto esserci domani e poi ancora nei giorni che verranno”, conclude Cenni.

Intanto sono 133 in Iran i morti dall’inizio delle proteste dopo il 16 settembre, lo riferisce la Ong Iran Human Rights (IHR), con sede a Oslo, precisando che il numero include 41 persone che sono state uccise il 30 settembre in quello che viene definito un ‘venerdì di sangue’ di repressione da parte delle forze di sicurezza a Zahedan, nella provincia di Sistan e Baluchistan, dove dopo le preghiere del venerdì dimostranti si erano radunati per protestare contro lo stupro di una 15enne da parte del capo della polizia di Chabahar. Secondo Iran Human Rights,

Oggi il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha dichiarato che “il nemico sta cercando, attraverso un’ampia campagna mediatica, di deviare l’opinione pubblica”, mentre “la morte di Mahsa Amini e’ oggetto di approfondite indagini”.

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