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La “pazzeria”, i matti nella storia di Napoli

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Benvenuti all’appuntamento con la rubrica “π‘΅π’‚π’‘π’π’π’Š π’‚π’π’•π’Šπ’„π’‚: π’”π’•π’π’“π’Šπ’‚, π’‚π’π’†π’…π’…π’π’•π’Š 𝒆 π’„π’–π’“π’Šπ’π’”π’Šπ’•π’‚'”.

Fino al 1519, nel regno di Napoli, i soggetti con difficoltΓ  mentali venivano ricoverati in un reparto dell’ospedale Degli Incurabili, chiamato “pazzeria”. Nel 1813, con regio decreto, il re di Napoli Gioacchino Murat fondΓ² ad Aversa le “reali case dei matti” per esclusivo ricovero dei malati di mente.

“Ho sempre deplorato l’abbandono di siffatti infelici alla ferocia del morbo, per le vie e nelle prigioni, a spettacolo della piΓΉ grande sventura dell’umanitΓ ”. CosΓ¬ diceva il dottor Biagio Miraglia, direttore del manicomio di Aversa, quando si lamentava delle poche strutture esistenti.

Inoltre, una legge provinciale del 1865 stabilΓ¬ l’obbligo di ricovero dei mentecatti poveri causando il sovraffollamento dell’ospedale. Nel 1871, quindi, si decise di collocare gli ammalati in diverse dimore: presso una struttura adiacente al Santuario della Madonna dell’Arco, a Capodichino e nel complesso di San Francesco di Sales, in via Salvator Rosa, al centro di Napoli.

Nel 1909 molti pazienti furono ricoverati nel nuovo Ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, calata Capodichino. Esso era diviso in cinque padiglioni: tranquilli, semi-agitati, sudici idiotici epilettici, agitati, pazienti vecchi e fanciulli. Nel 1978, a seguito della legge Basaglia, fu avviato il processo di chiusura dei manicomi.

Saluti cordiali!

Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco.

 

 

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