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“Strappare lungo i bordi”: la serie animata di Zerocalcare da recuperare prima del COMICON

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RECENSIONE – Divertente, riflessiva e soprattutto vera. Sono i tre aggettivi che descrivono al meglio “Strappare lungo i bordi”, la serie animata di Zerocalcare che ha riscosso molto successo da novembre 2021. Prodotta per la nota piattaforma di streaming Netflix, la storia rientra perfettamente nel genere della commedia drammatica. Racconta al pubblico le vicende di Zero con i suoi amici Sarah, Secco e Alice. Alterna la narrazione del presente a una serie di aneddoti del passato mostrati attraverso dei flashback. In sei episodi da una ventina di minuti l’uno, il protagonista riesce sempre a trovare un motivo per rimanere invischiato in un labirinto di paranoie. Paranoie e ragionamenti contorti che lo risucchiano come fossero delle sabbie mobili.

Il tutto grazie anche al continuo dialogo con il suo amico Armadillo, una sorta di Grillo Parlante cinico e sarcastico. Un amico immaginario, invisibile e inudibile per tutti meno che per Zero. Armadillo ha propriamente le sembianze antropomorfi dell’animale di cui porta il nome ed è la personificazione delle paure e delle insicurezze del protagonista. Si tratta di un personaggio già noto al pubblico di Zerocalcare perché compare in quasi tutte le strisce e i lavori dell’autore. Nel 2018 ha raggiunto il cinema con il film “La profezia dell’armadillo” di Emanuele Scaringi, la trasposizione dell’omonimo fumetto la cui trama condivide diversi punti in comune con “Strappare lungo i bordi”. 

Armadillo parla con uno spiccato accento romano ed è l’unico a cui presta la voce Valerio Mastandrea. Tutti gli altri personaggi sono doppiati, sempre con accento romano, dallo stesso Zerocalcare che scimmiotta voci diverse in maniera esilarante e con effetti acustici. Almeno fino all’ultimo episodio, quando avviene un cambio di rotta per esigenze narrative. Sicuramente la serie, da questo punto di vista, dà soddisfazione a coloro che hanno debole per il dialetto romano e per le espressioni in romanesco. Ci sono però anche altri molteplici motivi per recuperare “Strappare lungo i bordi” prima del Napoli COMICON che si terrà dal 22 al 25 aprile. Non solo perché è breve e godibile. Non solo perché Zerocalcare sarà presente alla fiera tra gli ospiti e sarebbe interessante non essere completamente a digiuno della sue opere.

Guardare “Strappare lungo i bordi” è innanzitutto un’esperienza per leggersi dentro e scoprire che alla fine la propria esperienza di vita spesso è una condizione comune a tantissimi. Nel corso della storia il protagonista Zero si abbandona a innumerevoli elucubrazioni in cui gli spettatori riescono a immedesimarsi e a riconoscersi. Riflessioni intime sul senso di inadeguatezza e di smarrimento, sulle paure e le ansie. Il protagonista condivide i problemi della sua quotidianità con Armadillo, specchio della sua coscienza. Con esempi iperbolici, accende il focus sul perenne senso di insoddisfazione causato dalle pressioni della società.

A fare da contrappeso alle preoccupazioni di Zero, c’è fortunatamente Secco, il suo migliore amico. Il suo personaggio è completamente agli antipodi dei vaneggiamenti del protagonista. Secco incarna alla perfezione il menefreghismo e la capacità di lasciare che tutto scivoli addosso senza alcuno stress. “A me non me ne frega un ca***, annamo a pijà er gelato?” è la frase che Secco ripete tante volte diventando una delle battute più iconiche della serie. In “Strappare lungo i bordi” la dose di leggerezza è garantita dall’autoironia che contraddistingue Zerocalcare. Le conversazioni paradossali con Armadillo oppure con Secco riescono a far ridere nonostante la loro apparente semplicità. Le battute ciniche nascondono sempre una buona dose di acume e di umorismo brillante.

In molti sostengono che “Strappare lungo i bordi” sia la voce di una generazione, il ritratto incredibilmente fedele della condizione dei Millennials. Racconta i loro disagi, le loro aspettative deluse, il disorientamento, l’instabilità economica, l’incertezza del futuro, la mestizia dei bilanci e dei rimpianti. I molteplici timori e il malessere di coloro che, per l’appunto, “non sanno strappare lungo i bordi”. Tutta questa amarezza viene resa al pubblico con un gioco di equilibrismo tra risa spassose e momenti di profonda drammaticità. Una malinconia resa dalla notevole sigla di Giancane insieme a una forte carica di energia. Eppure in alcune interviste Zerocalcare ha dichiarato di non farne un discorso esclusivamente generazionale. Spiega che nelle medesime sensazioni da lui rappresentate spesso si riconoscono anche suoi lettori della generazione X o della generazione Z che alle volte gli scrivono. Pertanto ritiene di raccontare non unicamente i Millennials, alcuni dei quali – d’altro canto – potrebbero non condividere il senso di inadeguatezza. “Strappare lungo i bordi” evoca lo sbandamento di tutti coloro che si sentono incompleti e calpestati dalle convenzioni della società di cui tuttavia sono figli. Di tutti coloro che nella vita sono ancora in viaggio nel loro percorso di crescita, alla ricerca di punti di riferimento che restino finalmente fermi.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

 

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